nedjelja, 05.08.2007.
PERCHE´SI DICE COSI`? - 3. parte
Fare il portoghese
Non pagare il biglietto. L'origine dell'espressione risale al secolo XVIII: l'ambasciata del Portogallo a Roma, per festeggiare un avvenimento, aveva indetto una recita al teatro Argentina per la quale non erano stati distribuiti i biglietti d'invito; bastava presentarsi come "portoghesi".
Fare la cresta sulla spesa
Anticamente si chiamava agresto un condimento asprigno che si ricavava dall'uva poco matura e i contadini, quando coglievano l'uva poco matura per far l'agresto, coglievano anche un po' di quella buona che avrebbero invece dovuto portare al padrone; e si diceva far l'agresto per indicare questa piccola ruberia. In seguito, far l'agresto e` diventato far la cresta.
Fare una cosa di soppiatto
L'espressione significa "agire furtivamente, di nascosto". Non tutti sanno, forse, qual e` il significato proprio di "soppiatto". E' un aggettivo che si adopera esclusivamente nelle locuzioni simili: uscire di soppiatto; entrare di soppiatto, ecc. e propriamente vale "appiattandosi". E' composto con il prefisso "so(b)" ¬ che e` il latino "sub" (sotto) ¬ e l'aggettivo "piatto" ¬ che e` tratto dal latino medievale "plattus" ('largo', 'aperto') ¬ quindi "schiacciato". La persona che entra di soppiatto, quindi, figuratamente si "appiattisce", si "schiaccia" per ridurre il volume e non farsi notare.
Fare un tiro mancino
Se pensiamo che uno voglia colpirci, istintivamente teniamo d'occhio la sua destra; se il colpo ci viene invece dato con la sinistra, diventa piu` pericoloso, perche´ inaspettato.
Il capro espiatorio
Gli Ebrei avevano anticamente una strana usanza. Mose` aveva ordinato che ogni anno si celebrasse l'espiazione dei peccati. Nel giorno designato, il sommo sacerdote prendeva due capri: il primo veniva sgozzato e il sacerdote lo caricava, simbolicamente, di tutti i peccati suoi e del popolo; l'altro veniva mandato via perche´ si disperdesse nel deserto e non tornasse mai piu`. Il primo si chiamava capro espiatorio, il secondo capro emissario.
Il pomo della discordia
Gli antichi credevano che ci fosse una dea, figlia della Notte, sorella di Nemesi (vendetta) e delle Parche (brutte vecchie dalle mani artigliate). Questa dea, amica di Marte, si chiamava Discordia e faceva onore al suo nome aizzando continuamente litigi, pettegolezzi e malignita`. Giove, sereno e tollerante come tutti i grandi, la sopporto` per un bel po' ma alla fine perse la pazienza e scaccio` Discordia dal cielo. Rabbiosa per questo smacco, Discordia cerco` ogni occasione per vendicarsi. Quando ci fu il matrimonio di Teti (dea del mare) e Peleo (semplice mortale) furono invitati dee e dei, uomini e donne, ma certo non fu invitata madama Discordia. Al culmine della festa, lei getto` sulla tavola una mela d'oro su cui era scritto: "alla piu` bella". Le dee piu` belle presenti al banchetto erano tre: Giunone, Minerva e Venere. Ciascuna pretese la mela per se´ e nacque un putiferio, la pace della festa fu turbata e l'allegria fini`. Le tre dee si rivolsero ad un pastorello, Paride, perche´ decidesse quale fra loro fosse la piu` bella e Paride scelse Venere. Le altre due non si rassegnarono e da cio` derivo` un mondo di guai.
La pietra dello scandalo
Al tempo dei Romani, quando un disgraziato commerciante falliva, doveva sedersi su una pietra e dir forte ai suoi creditori: Cedo bona ossia 'cedo i miei averi': Dopo cio`, i creditori non avevano piu` diritto di molestarlo. La pietra, testimone del fatto doloroso, si chiamava pietra dello scandalo.
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